domenica 28 dicembre 2008

I veri progetti non si vedono


Il titolo del post che ho messo e un po provocatorio, perché si può intendere in due modi, nel primo modo è che i progetti quelli fatti bene, che riescono ad intervenire sul problema mancano o c'è ne sono pochi, invece nel secondo modo, intendo che i progetti quelli che riescono ad intervenire sul problema non si vedono, nel senso che non si fanno "notare".
Noi parleremo del secondo caso. Ho visto alcuni progetti sull'emarginazione dove è stata fatta pubblicità e se ne è parlato molto, ma dopo di risultati non se ne sono visti.
Invece ho notata alcuni progetti, soprattuto quelli fatti dalle associazioni specie quelle che lavorano insieme ai disabili, che secondo me sono stati efficaci e validi, e non sono stati pubblicizzati (spesso per questi tipi di progetti, per diffonderli nel territorio si usa il passaparola).
Da questa osservazione ho dedotto questo fatto. Poi invece per quanto riguarda il primo modo (i progetti quelli fatti bene, che riescono ad intervenire sul problema mancano o c'è ne sono pochi), ve la lascio come provocazione.

La differenza si fa nel piccolo


Visto che ho già detto alcuni pallini che ho in testa ve ne dico un altro, che secondo me i risultati più significativi si ottengono lavorando sul piccolo e non sul grande.
Vi starete domandando che cosa vuol dire lavorare sul piccolo o lavorare sul grande, nel primo caso intendo tutte quelle azioni semplici che facciamo nella vita quotidiana, ad esempio andare a trovare un amico disabile, oppure essere volontario di una associazione che può lavorare con gli immigrati o con i disabili, invece nel secondo caso sono tutte quelle azioni fatte da enti nazionali di una certa dimensione ad esempio un progetto fatto dalla Regione o dallo Stato sull'emarginazione degli immigrati o dei disabili e così via.
Il rischio di lavorare nel grande è che si riesce ad intervenire in superficie, ma non si riesce ad arrivare in profondità del problema.
Invece lavorando nel piccolo, spesso si parte dal fondo fino ad arrivare in superficie.

L'importanza del contesto sociale


Un altro pallino che ho in testa è l'importanza del contesto sociale, che spesso viene tralasciato.
Il contesto sociale è il complesso di elementi culturali, ideologici, sociologici, economici, che caratterizzano un preciso ambito territoriale, quanti vi abitano e le relazioni che si sviluppano.
Se noi per capire quali fenomeni causano l'emarginazione prendiamo una persona isolata, senza il suo contesto sociale rischiamo di non capire a fondo cosa sta succedendo a quella persona.
Invece grazie all'analisi del contesto possiamo individuare degli elementi aggiuntivi che permettono di entrare sulle dinamiche che stanno attorno a quella persona.
Per dirla facile, a Santa Maria di Sala c'è una situazione diversa da quella di Padova, di Treviso, di Mestre e di altri paesi, e secondo me un progetto contro l'emarginazione fatto con l'analisi del contesto a Santa Maria di Sala non può essere fatto uguale a Padova e negli altri paese, perché ogni territorio a le sue caratteristiche, e c'è il rischio che il progetto fallisce.

venerdì 26 dicembre 2008

Un metodo per trovare informazioni - parte 2


Voglio continuare a parlare dell'intervista narrativa (scusate se insisto), ma per me è molto importante come punto da focalizzare.
Vi voglio fare un esempio; nel 1920 Thomas William e Znaniecki Florian, uttilizzarano l'intervista narrativa, per comprendere le condizione degli immigrati polacchi negli USA, dopo vari tentativi delle amministrazioni locali che non avuto successo.
Grazie a questo tipo d'intervista Thomas William e Znaniecki Florian sono riuscita a recuperare un sacco di informazioni utili, che hanno permesso d'intervenire sul problema in modo adeguato.
Pensate che dopo aver fatto queste interviste hanno scritto un libro "Il contadino polacco in Europa e in America", che ha ben 1764 pagine, pensate quante informazioni sono riusciti a tir fuori, con solo delle semplici interviste.

mercoledì 24 dicembre 2008

Un metodo per trovare informazioni

Guardando qualche dato sull'emarginazione, mi sono accorto che le informazione che vengono raccolte provengono principalmente da questionari a risposta si o no, e risposta multipla o da interviste strutturate, dove le domanda sono molto mirate e non lasciano una libera interpretazione al soggetto intervistato.
Invece ho notato che non viene usata, o viene usata in modo limitata l'intervista narrativa, che consiste in questo caso, di trovare delle informazione grazie a delle storie di vita raccontate da alcuni soggetti, che vengono ritenuti dall'intervistatore utile per trovare quel tipo d'informazione che gli serve.
Bisogna dire che il questionario e l'intervista strutturata sono semplici da costruire, sono veloci da fare (una persone risponde in breve tempo), consentono di intervistare un grande numero di soggetti ma non riesce ad andare il profondità e rimane solo sulle questioni superficiali.
Mentre l'intervista narrativa, è impegnativa da costruire, richiede parecchio tempo (un'intervista di questo tipo dura anche delle ore), consente di intervistare un numero ridotto di soggetti, ma permette di andare in profondità, di trovare le cause che hanno provocato l'emarginazione e di focalizzare il contesto dove sono i soggetti coinvolti.
Forse proprio per questi motivi è poco usata, perché richiede fatica e tempo, però consente di avere dei risultati utili per trovare informazioni.

L'immagine qui sopra, rappresenta un esempio di intervista strutturata, dove il soggetto che domanda "what are you doing? - cosa stai facendo? " ottiene una risposta "digging a hole to italy! - io sto scavando un buco in Italia!", però questa domanda non riesce ad ottenere le informazioni, per quale causa sta scavando quel buco, il soggetto poteva chiedere invece "ti posso chiedere che cosa rappresenta?" come avrebbe chiesto una persona che faceva un'intervista narrativa.

lunedì 22 dicembre 2008

L'emarginazione non è un'alternativa

Ho trovato molto interessante l'intervista al Presidente della Camera - Gianfranco Fini al settimanale Metropoli, e vi voglio riportare due passaggi che mi hanno colpito:

"L'emarginazione non è un'alternativa: è una sconfitta. Una sconfitta per tutti, per gli italiani non meno che per gli immigrati: l'emarginazione porta con sé la discriminazione e, se diventa cronica e diffusa, è fattore di disgregazione sociale."

"C'è da combattere anche un'altra forma di emarginazione, anzi di auto emarginazione. E' la tendenza all'isolamento sociale e culturale che agisce in una parte delle comunità di stranieri. E' una pulsione insidiosa e può essere favorita dal "politically correct" più bigotto. Penso al caso di quegli insegnanti che non hanno fatto partecipare i loro alunni alle celebrazioni dello scorso 4 Novembre con l'incredibile motivazione che l'omaggio alla bandiera tricolore avrebbe offeso la sensibilità degli scolari immigrati o a quello, non meno sconcertante, di un professore che ha rimosso il crocifisso dalla parete dell'aula dell'istituto dove insegna". Insomma, per il presidente della Camera, "il multiculturalismo inteso in senso dogmatico rischia di congelare lo straniero nella sua identità d'origine limitandone le possibilità di incontro e di dialogo."

Voi cosa ne pensate?

sabato 20 dicembre 2008

Il conformismo si il conformismo no è la terra del conformismo

Io riflettendo sulle molte cause che vanno ad incidere sull'emarginazione, mi batte in testa un chiodo fisso, cioè che agisce in maniera più o meno diretta il conformismo sull'isolamento delle persone.

ll termine conformismo indica una tendenza a conformarsi ad opinioni, usi e comportamenti già definiti in precedenza e politicamente o socialmente prevalenti.
In ambito sociale si definisce conformista colui che, ignorando o sacrificando la propria libera espressione soggettiva, si adegua e si adatta nel comportamento complessivo, sia di idee e di aspetto che di regole, alla forma espressa dalla maggioranza o dal gruppo di cui è parte (fonte: wikipedia).

Adesso vi spiego il perché; secondo me ci sono delle persone che emarginano perché non gli piace quella persona o perché non è d'accordo con le sue idee e così via, ed altre persone che emarginano perché sono influenzati dalle altre persone, magari questi soggetti da soli non avrebbero isolato quella persona.

Voi cosa ne pensate di questa mia idea?

giovedì 18 dicembre 2008

Quinto segreto: la vista inganna



Il quinto segreto per mettere in ginocchio l'emarginazione, e capire che la vista inganna. Vi starete chiedendo per quale motivo ho fatto questa affermazione, perché con le varie esperienze che ho fatto mi sono accorto che non tutto quello che vediamo corrisponde alla realtà.
Però io non sto dicendo che le persone che vediamo isolale ed allontanate dagli altri non sono emarginata, ma sto dicendo che molte persone magari dall'esterno sembrano non avere nessun problema, però loro stanno vivendo un dramma in famiglia o dentro di loro che ha comportato un allontanamento dalla società; ad esempio sto pensando ai bambini vittime di violenze. Soprattutto in questi casi sono difficili da farli venire a galla questi problemi.
L'unica cosa che posso dire è che per capire alcune situazioni non basta vederle, ma occorre approfondirle, e anche per la vista come per l'ascolto bisogna avere pazienza, e non avere la fretta di trovare la soluzione.

Perché come diceva un saggio di Santa Maria di Sala: “se vuoi pensate di vedere con gli occhi state sbagliando strada, perché la realtà non si vede ma si vive”.

martedì 16 dicembre 2008

Guardiamo un altro video

Sempre su You Tube ho trovato un bel video, questo è un diario fotografico tra gli emarginati della nostra generazione, denominato "Invisibili", fatto da Leonardo Tenneriello. Lui si presenta così: "Mi chiamo Leonardo, e no faccio il pittore, ma il promotore, l'autore e il cantautore, tutto rigorosamente in ore ...", se volete sapere di più vi lascio il link del suo canale su You Tube, dove ci sono altri suoi video, http://it.youtube.com/user/palomar06.
Le cose che mi hanno colpito di questo video, sono le foto, che sono molto dirette e provocanti e anche la musica.

domenica 14 dicembre 2008

Quarto segreto: la regola d'oro


Stavo casualmente leggendo la Bibbia, e il mio sguardo si è imbattuto su un brevissimo versetto chiamato la regola d'oro che dice "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro, questa infatti è la Legge ed i Profeti" (Mt 7,12), ed un altro versetto di Tobia che dice "Non fare a nessuno ciò che non piace a te" (Tb 4,15).
Questi due versetti che sono molto famosi mi hanno fatto riflettere ed mi è venuto in mente di pubblicarli, perché se noi applicassimo queste regole nella nostra vita, non ci sarebbe l'emarginazione (ma anche la violenza, la guerra, ecc.), io in questa settimana proverò ad applicarle, e se anche voi volete partecipare ed coinvolgere anche altre persone a questa sorta di esperimento ne sarei molto felice, così alla fine della settimana possiamo anche condividere le sensazioni che abbiamo provato, che ne dite?

Do unto others as you would have them do unto you

venerdì 12 dicembre 2008

Guardiamo un video

Navigando per internet, ho trovato un bellissimo video che riesce a dare un volto all'emarginazione.
Questo è una libera interpretazione di un tema attuale assai doloroso che riguarda tante persone, in questo tipo di società è un pericolo sempre in agguato.
Il video è stato fatto da Giuliano Pietra, è invito ad andare a vedere gli altri video, presente sul suo canale di You Tube.
http://it.youtube.com/user/giulianopietra.
La foto che vedete è di Don McCullin, considerato uno dei più grandi fotografi di guerra del nostro tempo, l'erede di Robert Capa.

mercoledì 10 dicembre 2008

Un vero progetto contro l'emarginazione


Nel settembre 1991 John Bird (nato a Notting Hill, Londra nel 1946, da bambino ha vissuto senza fissa dimora e ha trascorso diversi anni in un orfanotrofio), ha lanciato il "The Big Issue", giornale di strada pubblicato per e venduto da i senzatetto, che ha fatturato 4 milioni di sterline nel 2007 ed ha generato 60 simili spin-off in 20 paesi europei.
Bird è una delle figure più autorevoli della scena dell’imprenditoria sociale nel paese, se non in tutta Europa.

Questo se posso dire la mia idea, è un vero progetto contro l'emarginazione, perchè da una possibiltà a queste persone invisibili.

lunedì 8 dicembre 2008

Vi racconto un'altra storia

Vi racconto un'altra storia che dalle mie parti viene raccontata spesso.

A Santa Maria di Sala, c'è un uomo di nome Gianni, un bancario addetto alla formazione dei venditori, famoso per le sue cinque regole che insegnava sia ai venditori e sia ai ragazzi di Santa Maria di Sala: guardate il vostro cliente negli occhi, sorridete, date la sensazione del successo - la gente preferisce aver a che fare con chi ha successo rispetto a chi è fuorigioco, siate entusiasti - l'entusiasmo è contagioso ed infine forzate di assomigliare al vostro cliente, osservatelo, adottate i suoi gesti, il suo atteggiamento, le sue intonazioni, due individui simili entrano in contatto più facilmente, di due individui diversi, la somiglianza non si nota mai, solo la differenza sciocca.
Un giorno mentre stava insegnando le 5 regole ai ragazzi di Santa Maria di Sala, si avvicina per sentire cosa stava dicendo un ragazzo down di nome Giovanni, ed Gianni alla sua vista non riuscì più ad andare avanti, si fermò con la 2 regola, non riusciva più a guardare negli occhi nessuno, e disse: “tutto quello che ho appreso fino ad ieri non è niente in confronto di quello che ho appreso con un solo sguardo di una persona”, e poi se ne andò. Da quel giorno di Gianni non si sa più niente.

Vi faccio una domanda, perché Gianni ha deciso di andarsene e di lasciare tutto?

sabato 6 dicembre 2008

La necessità di una conversione della mentalità


Oggi la necessità di una conversione della mentalità e degli atteggiamenti è più che mai forte, se si pensa che la società è ancora dominata da forme sottili e manifeste, culturali e materiali, di esclusione di tutti coloro che non rientrano nei canoni dominanti. Bisogna riconoscere che il problema è anzitutto culturale. Faticano a crescere una mentalità e una pratica ricche di attenzione, di difesa e di salvaguardia dei diritti di ogni persona.
La battaglia di Franco Basaglia ebbe il senso di una lotta per l’accoglienza della diversità nel mondo della normalità. La chiusura di quei luoghi di sofferenza e di violenta esclusione sociale che erano i manicomi, è stato indicato dall’organizzazione Mondiale della sanità, nel 2003, come “uno dei pochi eventi innovativi nel campo della psichiatria su scala mondiale”. Ma la chiusura dei manicomi non era per Basaglia lo scopo finale, bensì, come ha scritto Galimberti, “il mezzo attraverso cui la società poteva fare i conti con le figure del disagio che la attraversano quali la miseria, l’indigenza, la tossicodipendenza l’emarginazione e persino la delinquenza a cui la follia non di rado si apparenta”. Per Basaglia la società doveva innanzitutto accogliere la follia, che prima di essere una malattia, è una condizione umana, e non limitarsi a curarla, e per curarla, isolarla dal mondo umano.

giovedì 4 dicembre 2008

Giornata internazionale delle persone con disabilità


Ieri era la Giornata internazionale delle persone con disabilità, e mi sembrava giusto fare un pensiero anche a loro.
Di solito le persone disabili vivono il problema dell'emarginazione, in questo caso di tipo sociale, forse perché c'è una concezione sbagliata dei disabili, perché il disabili non deve essere visto come un problema, con questa idea non si va da nessuna parte, invece deve essere visto come una opportunità, perché anch'io ho delle abilità in alcuni settori e in altri no, e lo stesso è il disabile.
Di recente è stato modificato il termine da disabili a diversamente abili, per far capire meglio questo concetto.
In occasione di questa giornata, l'ONU ha pubblicato un dato, che mi ha colpito molto: Sono 650 milioni i disabili nel mondo, circa il 10 per cento della popolazione globale.

Vi voglio fare una domanda: Quali problematiche affrontano oggi i disabili nel mondo?

martedì 2 dicembre 2008

Diamo delle definizioni


L'emarginazione si divide in emarginazione sociale e culturale.
Nell'emarginazione sociale viene isolata la persona così com'è, quindi viene allontanata perché non viene accettata la persona nel essere.
Mentre nell'emarginazione culturale vengono isolate le persone che hanno una cultura o delle idee diverse da altre persone, quindi non viene isolata la persone in quanto soggetto, ma in quanto modo di pensare.
Io riflettendo ho ipotizzato un terzo tipo d'emarginazione, l'emarginazione ideologica, che è traversale ai concetti d'emarginazione sociale e culturale.
In poche parole l'emarginazione ideologica, è quando delle persone si fanno delle idee precise di come devono essere le altre persone, e tutto quello che non corrisponde a queste idee viene isolato.